- Riconoscimento di Eccellenza Europea delle Arti
Per aver valorizzato l’arte e la creatività italiana in Europa. La sua ricerca artistica è strumento di espressione indispensabile sul nostro tempo, testimonianza reale e tangibile di evoluzione e crescita culturale.
EA Editore, Effetto Arte, Paolo Levi (Critico d’arte)
- Premio Eccellenza Europea delle Arti
La sua partecipazione è prova dell’indiscusso valore del suo lavoro nel panorama artistico internazionale. L’impegno profuso e la capacità di andare oltre i canoni del comune pensare, hanno contribuito a creare nuove esperienze creative e a catalizzare un cambiamento positivo in Europa e nel mondo.
Paolo Levi (Critico d’arte)
- L’interpretazione visiva ed emozionale sulle opere di Alessia Pignatelli
Ti ringrazio per avermi accompagnato nel tuo mondo, così, oltre a decantare la fresca bellezza esteriore esposta nel tuo profilo, mi dai la possibilità di interpretare (entrando “in punta di piedi” con tutta la modestia del caso) la tua anima attraverso le emozioni che mi provengono nel vedere le tue opere.
Quello che colgo è un’anima sempre in divenire con espressioni ora pacate, ora più tormentate (anche se appare più dalla stesura del segno che dal colore che non risulta mai violento), ora più rivolta alla ricerca dell’altro nei temi dell’amore con gli oro e i rossi.
“Una donna a tutto tondo” nell’espressione delle molteplici sfaccettature dell’animo umano che la fanno apparire SPLENDIDA.
E per i tratti somatici e per l’interiorità.
Vittorio Agostini (Pittore, fondatore del “Gestualvisiomemorismo”)
- Alessia Pignatelli da Sulmona (Critica ispirata all’opera pittorica “La pace dell’io”)
“La pace dell’Io” ossia la personale pace della Pittrice Abruzzese Alessia Pignatelli da Sulmona, che io avrei anche Intitolata più genericamente “La Pace dell’Essere”, è un acrilico su legno, da associare per la forma, il contenuto ed il messaggio, alla corrente Artistica del Surrealismo, Stile nato come evoluzione del Dadaismo e fondato da Andrè Breton, che dopo un’attenta riflessione sulla lettura Freudiana, accettò l’idea che onirismo ed inconscio, sono due condizioni che ricoprono un ruolo fondamentale nella Civiltà moderna. Al neonato movimento artistico, cioè il Surrealismo aderirono importanti Artisti del 900 (Clerici e Sommariva) e ci piace ricordare il Grande Matisse, per non parlare poi di Salvador Dalì che affermò: “Il Surrealismo sono Io” – Nell’arte si arriva a fondere fisicamente un sogno, con la proiezione dell’inconscio, su un supporto, che potrebbe essere benissimo di varia natura, ossia, tela, legno, parete o altri materiali ancora. Prima di passare all’analisi vera e propria dell’opera della “Pignatelli”, vorrei fare una precisazione: Nell’arte, o come nella scrittura, di solito un dipinto, dovrebbe essere letto da sinistra verso destra, anche se esistono casi, che non rispettano questa regola, come ad esempio, “La Primavera” del Botticelli. Infatti, l’inizio del sogno proposto, ossia l’utopia cromatica, anelata e circoscritta come tema, dalla nostra brava Artista, parte proprio da destra, per concretizzarsi come vedremo, nella campitura angolare azzurrina, nella parte sinistra superiore. Un mio amico, vedendo che mi accingevo a stilare un giudizio su questa realizzazione pittorica, mi ha detto: “Pasquale, in fatto d’arte, non è che ci capisco poi tanto, però a me questo quadro, sembra una fotografia fatta dallo spazio, sul pianeta terra! Come farai a scrivere una critica su un’opera così, lo sai solo tu! Ecco perché sei un po’ matto, come tutti gli Artisti” – Mi sono messo a ridere e gli ho detto: “Siediti vicino a me e vedrai invece cosa vado a scrivere, su un’opera di questa meravigliosa portata”. Il dipinto, realizzato con la comune tecnica acrilica e che ha come supporto una normalissima superfice di legno, viene globalmente illustrato con una stesura cromatica, ossia con delle tonalità che vanno dal caldo al freddo, mentre minuscole variazioni, o porzioni appena percepibili di tinte neutre, fanno da cornice all’intera elaborazione. I Passaggi di colore spaziano vertiginosamente con contrasti intermedi, molto pronunciati, senza per questo, mimetizzare in un secondo piano, le aree interessate, che risultano invece decorosamente allegoriche, con un timbro fantasticamente e straordinariamente festoso. L’idea del progetto della nostra eccellente artista, come già suggerito, parte sotto-forma di visione biologica, con i suoi derivati, ossia gli alti e bassi della vita, iniziando proprio da destra. Nella zona centrale, l’insieme sembra emulato, ossia dimentica l’origine, per proseguire nella concretizzazione vera e propria nella campitura azzurrina. Il pensiero o contenuto filosofico, a noi ignoto, è solo manifesto alla “Pignatelli”. Tuttavia “La pace dell’Io”, ci offre una chiave pittorica o codice, per decifrare il messaggio e noi, tentiamo con le nostre poche risorse, di rendere noto: Infatti l’area finale in esame, cioè quella azzurra. Che poi si scinde in colori più tenui e sfumati, come il celeste, ha una forma, che ricorda vagamente un cuore, certo, trattandosi di Surrealismo tutto è permesso, in quanto avviene la concretizzazione di un sogno, proprio come una licenza poetica, che si dissocia in forma aggraziata, dalla terminologia in uso, pur riferendosi allo stesso tema – Quindi trattandosi di un sogno, una forma, non dovrebbe essere necessariamente curata nei particolari. Il nesso logico o messaggio, è fin troppo evidente a questo punto: La nostra Pittrice, è una vera e grande sognatrice, di una sensibilità unica, alla costante ricerca del vero affetto (Il Cuore), che spazia il suo profondo sentimento, nell’immenso spazio (L’aere azzurrino), anche se il suo sogno a volte viene interrotto da ostacoli (le nervature o tracciati più scuri). Noi da buoni intenditori, le auguriamo che questo suo progetto cromatico, un giorno non lontano, si vesta completamente di azzurro e forse quel lontano sogno, nascosto nella sua anima, certamente potrebbe realizzarsi.
-Grazie per avermi letto- Pasquale Solano (Critico d’arte)
- Le gioie cromatiche di Alessia Pignatelli
Alessia Pignatelli è da un lato artista della gioia e della speranza, dall’altro le sue opere trasmettono intense emozioni a chi le osserva, quasi felicità cromatiche realizzate con una particolare tecnica e sapienza di accostamento dei colori e dei piani visivi. L’arte, infatti, dovrebbe forse dire esclusivamente la gioia e la speranza, dovrebbe ma non sempre ci riesce, immersa com’è nelle beghe della quotidianità, persa nel frammento e non nella verità, mentre, ci dice Alessia Pignatelli, la verità è nel tutto, nella capacità che l’artista ha di comprendere l’universo, attraverso sguardi ermeneutici totalizzanti. Vi è però anche la consapevolezza che vi sono altri principi emotivi e su questi le meditazioni cromatiche dell’artista insistono in modo esegetico, sempre nella consapevolezza, e questo discorso a me è particolarmente caro, che l’artista non può fermarsi all’analisi della realtà fenomenica come atomo opaco del male, regno del male e della sofferenza, anche se l’esperienza umana è sempre drammatica, tesa com’è tra la libertà e la singolarità. La drammaticità del vissuto è ancora più evidente quando la storia si fa guerra, terrore, morte, sopraffazione, ingiustizia, quando le ragioni della non-ragione hanno la meglio. Il principio disperazione non devono però prevalere nell’ermeneutica del divenire storico, perché -sono parole di Luis Cabrera de Cordoba- “colui che prende in considerazione attentamente la storia dei tempi antichi e ne conserva l’insegnamento, è illuminato sulle cose future, dal momento che esiste un unico genere umano”. Alessia Pignatelli osserva che c’è sempre qualcosa di profondo, quasi di metafisico nel dolore, perché esso, che sembra essere legato solo a livello del fenomeno che rientra nella quotidianità, porta invece nel suo intimo richiamo a verità fondamentali, spesso inosservate nel tempo della buona fortuna, un po’ perché, osserva Hugo Von Hofmannsthal nel libro degli amici del 1922, “la gioia richiede più abbandono, più coraggio che non il dolore. Abbandonarsi alla gioia significa appunto sfidare il buio, l’ignoto”, un po’ perché così si mettono a nudo le radici profonde di certe dimensioni esistenziali che altrimenti andrebbero disperse nell’euforia vitale, poco invitante alla meditazione. Ascoltate un insospettabile entronauta, Ludwig van Beethoven, che dice: “Noi, esseri limitati dallo spirito illimitato, siamo nati soltanto per la gioia e la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti afferrano la gioia attraverso la sofferenza”. Un’euforia vitale, dunque, che, proprio alla luce di queste riflessioni, emerge in tutta la sua forza, quando l’artista è capace di futuro, il futuro come luogo della speranza, della rivincita, della bellezza. Questo essere capax, e mi si permetta di mutuare un pensiero già da me espresso in altra sede, è legato alla sua sensibilità, alla sua capacità di estroiettare nell’opera d’arte emozioni, sentimenti, valori, ansie, inquietudini, preoccupazioni, persino sorrisi metafisici ed abbracci ermeneutici. Non dimentichiamo mai le bellissime parole del Nietzsche di Umano, troppo umano: “Il mezzo migliore per cominciare bene ogni giornata è: svegliandosi pensare se non si possa in questa giornata procurare una gioia almeno a una persona. Se ciò potesse valere come un sostitutivo dell’abitudine religiosa della preghiera, il prossimo trarrebbe vantaggio da questo cambiamento.”, ed ecco allora le scie di luce e di colore, a mo’ di abbracci ermeneutici, ecco gli inni alla gioia, alla felicità ed alla speranza che Alessia Pignatelli effonde nel suo cammino artistico.
Massimo Pasqualone (Critico d’arte)